Mens sana in corpore sano. Con questo vecchio adagio,
i latini avevano sentenziato l'importanza dell'attività sportiva negli uomini,
relegandola, di fatto, però solo al "corpore sano" cioè a quelli che
vengono definiti "normali". Questa vecchia concezione dell'attività
sportiva va tramutandosi, essendo sempre più i portatori di handicap che si
cimentano in gare e in campionati federali, fino ad arrivare alle olimpiadi,
sia quelle tradizionali che quelle loro dedicate.
Il beneficio che lo sport comporta riviste sia la
parte fisica della persona che quella psicologica e sociale. L'importanza
dell'attività sportiva aumenta nel caso in cui a praticarla siano disabili. Si
tratti di basket in carrozzina, di atletica leggera, equitazione o quant'altro,
lo sport per i portatori di handicap diventa una vera e propria terapia capace
di migliorare lo stato fisico del soggetto. Non a caso, si sente sempre più
parlare di ippoterapia che ha trasformato l'equitazione in una cura
riabilitativa specialmente per i soggetti affetti da sindrome di Down.
Lo sport, oltre a contribuire ad una terapia
riabilitativa, riesce a diventare un veicolo di socializzazione e di
integrazione per il disabile. E' bene ricordare che l'attività sportiva già
"normalmente" aiuta gli atleti ad avere una vita più disciplinata e a
migliorare i rapporti interpersonali. Con lo sport, il disabile riesce a
trovare una sua dimensione, uno scopo di vita e un interesse che lo distoglie
dalla negatività del suo stato, rendendolo meno disabile e più vicino a quelle
realtà che tutti possono affrontare e praticare.
Per rendere
possibile tutto questo l'Unione Europea ha predisposto anche un sostegno
finanziario ai progetti che promuovono l'integrazione dei disabili mediante lo
sport.
Per saperne di più, basta
contattare il sito www.europa.eu.int/comm/sport/key_files/handic/a_hand_en.html.
Carlo.Cascone@libero.it