Disabili,
tre milioni di persone discriminate
Ancora
troppi ritardi accusati dalle istituzioni.
Il
richiamo del Papa sollecita una svolta immediata
“Politici
fate di più”. Questo l’appello del Papa, rivolto nella basilica di San Paolo
fuori le mura, domenica scorsa a Roma, in occasione del giubileo per i
disabili. Il Sommo Pontefice si è rivolto a tutti i governanti della terra, e a
ragione, visto che i disabili sono ancora una categoria discriminata. Si pensi
solo che in Italia assommano a tre milioni, di cui quasi uno è costretto a
letto o in carrozzina. 618mila i portatori di handicap che vivono da soli. Il
47,2% ha tra i 70 e 80 anni, il 16,6% ha meno di sessant’anni. 546mila le
famiglie coinvolte. Ma se tanto si deve fare, anche in Italia, la differenza
tra il Nord e il Sud del Paese è notevole. La rete di assistenza nel centro
nord d’Italia è qualitativamente e quantitativamente maggiore di quella del
Mezzogiorno. Un volontariato più attivo, numeroso e organizzato; una pubblica
amministrazione più sensibile e rapida nelle risposte, un privato dagli
standard alti, ha creato nel settentrione una situazione abbastanza favorevole
per i disabili. Al Sud, come al solito, tutto arranca. Si continuano a
costruire opere pubbliche con barriere architettoniche o non tener in nessun
conto le esigenze dei portatori di handicap nei trasporti e nelle rete di assistenza
socio sanitaria. Contro tutto questo combatte da tempo la San Pantaleone,
spesso trovando alleati nella pubblica amministrazione ma ancor di più
ostacoli. Il ministro Livia Turco, rispondendo al Papa, ha difeso l’operato del
suo governo. Purtroppo, le politiche socio-assistenziali sono di competenza
delle Regioni e dei Comuni. E la nostra Campania e i suoi Comuni, certamente
non brillano per efficienza e solidarietà. Uno dei rappresentanti in consiglio
regionale, Giuseppe Manzo, dei Democratici per Prodi, ammette che si deve fare
di più. “Ci vuole una forte accellerata –afferma Manzo- in tutto il settore
delle politiche sociali e assistenziali a favore dei disabili. Un’inversione di
rotta che si prenda cura non solo delle esigenze dei portatori di handicap, ma
anche che ne favorisca l’inserimento nella vita sociale e lavorativa.
Personalmente m'impegno a far si che ciò avvenga. Proporrò nella commissione
che presiedo, quella che si occupa dei trasporti e di urbanistica, di adeguare
gli standard urbanistici dei comuni della regione alle esigenze dei disabili e
verso questi si dedicheranno fondi e attenzioni particolari. Anche nel settore
dei trasporti cercheremo di fare un passo in avanti, ma serve la collaborazione
di tutti. In definitiva, l’handicap, prima che di soldi e di idee, è un
problema di cultura e di sensibilità”.
Intanto,
i casi di discriminazione o pressapochismo gestionale a danno dei disabili si
continuano a verificare. Le assistenze domiciliari nei comuni tardano a
partire. Si contrabbandano due o tre ore di insegnamento di sostegno nelle
scuole pubbliche, come accorso ad un ragazzo figlio di un medico napoletano,
che è stato costretto ad abbandonare il liceo classico del Vomero che
frequentava per trasferirsi in un istituto privato, lui che ne aveva le
possibilità economiche. L’appello del Papa, quindi, è valido soprattutto in
regioni come la Campania. La San Pantaleone, nel suo piccolo cercherà di
contribuire affinché le discriminazioni, le disattenzioni, il menefreghismo di
cui sono spessissimo oggetto i disabili, cessino. E’ una battaglia di civiltà,
che si può vincere solo se si crea una forte alleanza tra operatori del
settore, disabili, famiglie, associazionismo, per si riesca a svegliare una
classe politica dimentica e sonnolenta.
Carlo.Cascone@libero.it