Per la rubrica del 21 ottobre 1999
Tre rampe di scale la bloccano
in casa da anni.
Una barriera architettonica insormontabile per una giovane disabile, condannata anche dalla lentezza della burocrazia a rimanere segregata tra le mura domestiche, in un appartamento dell’Istituto autonomo case popolari al primo piano di un stabile senza ascensore. Così una giovane donna di Campagna, costretta su una sedie a rotelle da quando aveva 22 anni a causa della sclerosi multipla, combatte una vera e propria battaglia con l’Iacp cui da due anni ha chiesto di effettuare i lavori necessari ad aggirare l’ostacolo e permetterle di uscire di casa e per ampliare il bagno, troppo stretto per la carrozzella. M. G., 34 anni, vive infatti con la madre sessantenne che davvero non può permettersi di portarla in braccio per le scale fino in strada.
La donna ha così chiesto all’Istituto autonomo case popolari di attivarsi per abbattere le barriere architettoniche che le impediscono di vivere una vita normale, costringendola a restare chiusa in casa perché non ha nessuno la può sollevare e portarla giù attraverso le tre rampe di scale che la dividono dal mondo. E le rendono la vita un inferno senza svaghi e distrazioni di alcun tipo.
Ma dall’Iacp per mesi non arriva alcuna risposta. La giovane allora scrive nuovamente all’Istituto sollecitando un intervento, ma dopo un anno ancora tutto tace. Alla fine, come una beffa, un impiegato delle case popolari bussa alla sua porta e le confessa che la sua domanda non si trova più. Smarrita, volatilizzata, come mai esistita. Magari cestinata da qualcuno che forse non ha ritenuto importante la richiesta di aiuto della donna che vive come una reclusa perché col la sua sedia a rotelle non può fare le scale. Alla fine, però sembra arrivare una buona notizia. Sarebbero infatti stati stanziati i soldi per l’installazione di una sedia montacarichi che dovrebbe consentirle di fare le scale quelli necessari ai lavori di ampliamento della stanza da bagno della sua casa, così come aveva richiesto da ben due anni.
Parole, al momento, visto che nulla di concreto è stato ancora fatto.