Il caso

“Noi, nell’inferno del Chapas”

Sos lanciato da un volontario italiano in Messico

 

Ancora povertà e terrore in Chapas. Questo è quanto riferisce un volontario italiano che opera nella zona. Alex Faggioni ha potuto riscontrare come il tenore di vita della gente della regione messicana non e' molto diverso da quello dei loro antenati di cinquecento anni fa. Un paese stupendo dal punto di vista storico naturalistico e archeologico ma dove la popolazione vive tuttora in capanne di fango e legno con il tetto di paglia ed il pavimento di terra battuta. I bambini corrono a piedi nudi, ricoperti di stracci luridi, e  giocano nel pantano tra escrementi di maiali e galline e bevono acqua contaminata dall'ameba, una malattia intestinale che fa espellere escrementi simili a diarrea mista a sangue e che, anche quando viene curata, lascia cicatrici perenni nell'apparato digerente.

La mortalità infantile e' elevatissima, a causa anche di tosse, tubercolosi e parassiti. Si mangia tutti i giorni solo riso e tortillas. Per lavorare la milpa gli uomini percorrono a piedi tre ore di cammino.

Il raccolto è assoggettato ai capricci del tempo. Non migliore e' la sorte riservata a chi lavora il caffè dato che le grandi imprese che speculano nel settore non pagano il prodotto più di otto pesos al chilo quando in città una sola tazza la si paga dieci. Di fatto ora l'economia è palesemente controllata da questi imperi economici.
In Chapas, per le strade circolano quasi solo Volkswagen o Ford. o nei supermercati gli scaffali sono colmi di prodotti Nestle', Colgate, Palmolive e bibite della "the Coca Cola company" (costano meno dell'acqua purificata). Gli stranieri hanno il denaro che permette di comperare gli appezzamenti in cambio di titoli di proprietà nuovi di zecca redatti infischiandosi del fatto che c'è chi quella terra la lavora da centinaia di anni. Gli indigeni non hanno documenti, la maggior parte di loro non possiede neppure un carta d'identità. Per questo non possono votare, espatriare, possedere. Fare registrare un figlio all'anagrafe costa addirittura 300 pesos (60mila lire), la metà di uno stipendio di un campesino. Un accordo commerciale sta per essere firmato tra Unione Europea e Messico; una clausola ne vincola l'attuazione al rispetto dei diritti umani ma a Bruxelles non importa la realtà. E' necessario, quindi, che si faccia pressione affinché questa clausola sia imprescindibile. La San Pantaleone invita i cittadini ad inviare una cartolina al presidente Romano Prodi, per chiedere l’imprescindibilità di questa clausola.

Carlo.Cascone@libero.it