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Concorrente 062

Il mio nonno che racconta storie vere

Il mio nonno Vincenzo, quasi ogni volta che vado in Campagna mi racconta le storie di quando era piccolo e di man mano che è diventato grande. La penultima volta che sono andato, mi ha raccontato che loro, appena uscivano da scuola, dovevano andare per le mucche, e mentre pascolavano si facevano i compiti sull'erba, e non come noi che li facciamo sul tavolo comodamente. Mi disse che non gli piaceva pascolare le mucche, ma ci andava per aiutare la famiglia perché prima non c'erano neanche soldi e perciò andando per le mucche alla fine dell'anno prendevano i contributi, e quei soldi servivano anche per andare a scuola. 
E così fa tutte le volte che vado in campagna. Ieri mi raccontò che ai tempi suoi non c'era il telefono, né la televisione e non c'erano le macchine agricole. Per fortuna c'era almeno la radio. Mio nonno mi disse che quando si doveva dire una cosa a qualcuno o andavano con l'asino o a piedi, di persona. Continuando mi disse che non c'erano le scarpe normali ma c'erano gli "scarponi", così come erano chiamate le "ciocie" al nostro paese. Erano sandali formati solo da una suola di gomma per la sola pianta del piede, il calcagno rimaneva nudo perciò anche la loro andatura era come quelli che poggiano solo la pianta del piede a terra. Davanti erano appuntiti e chiusi con un anello di ferro. Il dorso del piede era scoperto. Queste scarpe non avevano i lacci ma avevano delle lunghe cinghie che si legavano intorno alla gamba. Per indossarle bisognava avere i calzini di lana che erano senza piede ma avevano solo un lembo che copriva il dorso del piede fino all'alluce. Il piede in effetti era completamente nudo e in inverno avevano molto freddo ai piedi. Quando pioveva si dovevano stare molto attenti alle pozzanghere, camminavano scegliendo il percorso e quasi sempre poggiavano il piede da pietra a pietra per non bagnarsi. Io ho provato ad indossarle queste calzature, perché mio nonno ne conserva ancora un paio, ma devo dire che sono veramente scomode, non so come facevano a camminarci!
Mio nonno mi racconta tre storie in una sola giornata. La storia più bella che mi ha raccontato fino a ora è quella di quando lui e un suo amico hanno fatto lo scherzo a Pietro, un altro loro amico. Racconta che una sera erano rimasti d'accordo che la mattina seguente sarebbero andati al lago. Nonno e l'amico di buonora andarono a chiamare Pietro, che non si voleva alzare e allora mio nonno riempì un secchio di acqua calda, lo legò a una corda dal manico e lo appese davanti alla porta. Poi andò a chiamare Pietro per l'ultima volta. Appena il povero Pietro uscì, mollò la corda e gli versò l'acqua addosso. 
Così sempre, ogni volta che vado in Campagna mi racconta sempre storie più belle e diverse una dall'altra. 

Rivello Patrizio 5°B

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