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I nonni raccontano il vicolo

Come un labirinto, i vicoli di Pisciotta avvolgono e segnano il nostro Paese in un gomitolo inestricabile. Stretti, a volte strettissimi, si aprono ogni tanto in passaggi più ampi che si illuminano all'improvviso creando giochi di luci e di ombre di grande suggestione.
Le antiche stradine buie e tortuose conservano ancora passaggi misteriosi che servivano un tempo per proteggersi dagli attacchi dei predoni del mare e dalle inclemenze del tempo. 
Il caldo dell'estate viene mitigato dalle zone d'ombra, mentre il freddo dell'inverno è meglio combattuto dalle porticine strette e basse e dalla imponenza dei muri dei palazzi. 
Il lastricato del fondo, che diviene torrente nei giorni di pioggia, viene ancora oggi curato e pulito dagli abitanti:
Spesso ognuno pulisce davanti al proprio uscio, soffermandosi a chiacchierare col vicino con la scopa in mano. Si discute dei figli, delle conoscenze comuni, di cucina, di politica, di religione,… creando un forte senso della comunità e irrobustendo le relazioni di amicizia e di collaborazione tra le famiglie. 
Una volta, prima dell'era T.V., all'imbrunire, nelle sere tiepide di primavera e calde d'estate, dopo una giornata faticosa, ci si ritrovava seduti sugli scalini di pietra a scambiarsi esperienze di vita e conoscenze su arti e mestieri. 
Le ragazze chiacchierando allegramente o canticchiando l'ultima canzone ascoltata per radio, sferruzzavano maglie e/o creavano preziosi ricami su tovaglie e lenzuola del loro corredo da sposa, sotto lo sguardo vigile e amorevole delle nonne e delle mamme, subito pronte ad elargire consigli per la migliore riuscita del lavoro.
Una festa, allietata da una serenata, rappresentava un'occasione gioiosa per accogliere una nuova famiglia.
Le porte di casa restavano aperte con le chiavi nella toppa per aspettare i vicini e prendere un caffè insieme.
Frotte di bimbi giocavano nei lunghi pomeriggi senza televisione: le loro grida diventavano la colonna sonora dello scorrere tranquillo e lento delle ore nelle case, dove le mamme preparavano per il giorno dopo, nel tegame di coccio il ragù, profumato al basilico appena raccolto dal davanzale. Basilico e fiori insieme che si rinnovavano ogni anno in vasi recuperati da pentole e secchi forati per il lungo uso. 
Un angolo del vicolo veniva sempre destinato per accendere il fuoco che doveva servire a tutti per bollire in grossi recipienti le bottiglie di passato di pomodoro o per preparare il sapone per lavare i panni o per bollire la cenere per il bucato o per arrostire peperoni. 
Nelle fredde sere d'inverno, l'odore dell'olivo bruciato saliva dai camini e si confondeva con quello delle costolette di maiale macellato il giorno prima, cotte alla brace; in quelle calde di agosto ci si soffermava più a lungo per assistere allo spettacolo delle stelle cadenti. 
Era questo il magico e sospirato momento per esprimere il desiderio di un domani migliore? 
Per le giovani coppie innamorate, il vicolo rappresentava un luogo protetto per gli incontri, poiché gli anziani sorvegliavano su di loro.
I vicoli di Pisciotta sono ancora stretti, tortuosi, bui, e misteriosi e certamente più antichi perché altro tempo è passato. Molte case restano chiuse per la maggior parte dell'anno, altre sono disabitate e cadenti. 
Sui davanzali delle finestre e sui balconi delle case ancora abitate, i vasi "poveri" di basilico e fiori che spontaneamente si rinnovavano, sono stati sostituiti da contenitori di plastica con terriccio trattato che contengono piante tropicali e fiori che emanano profumi indefinibili.
In un angolo, una macchia nera resistente a qualsivoglia pittura, a ricordo del "fuoco" comune. 
I bambini sono pochi e, ai giochi di una volta, preferiscono guardare la Tv e giocare con le ultime invenzioni tecnologiche che arrivano dal Giappone, pubblicizzate in Tv.
Le ragazze non pensano al corredo e, nell'attesa di sposarsi, escono per incontrare fuori gli amici e proseguire insieme per posti ogni volta diversi.
I poggioli di pietra, nelle sere d'estate, restano soli e vuoti perché chi abita in quelle case preferisce raggiungere in automobile luoghi dove il divertimento è assicurato.
La colonna sonora della vita del vicolo sono oggi le note assordanti provenienti da un televisore telecomandato per l'alto volume. 
Al liberatorio pettegolezzo serale mai malefico, si preferisce un comportamento apparentemente più corretto e controllato, ma certamente egoista e più disinteressato alla vita dei vicini.

Valentino Demetrio classe quarta, 
dopo un' intervista fatta al nonno

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