Storie della guerra raccontate da mio nonno
Anche mio nonno, come molti altri nonni, é stato in guerra prima contro gli Americani e poi contro i Tedeschi.
Partì giovanissimo, a soli 17 anni e fu mandato a Castel Maggiore, in provincia di Bologna, nel Genio Ferrovieri.
Insieme ad altri soldati lavorava lungo la linea ferroviaria, spesso sotto la pioggia battente o un sole cocente oppure sotto i bombardamenti degli americani.
Mio nonno aveva un udito eccezionale e fu proprio questo a salvare la sua vita e quella di molti altri soldati dai bombardamenti dei nemico, perché riusciva a sentire gli aerei ancora prima che arrivassero. Questo gli provocò molti guai perché i suoi superiori pensavano che lui volesse tradire, mentre egli si preoccupava soltanto di salvare la propria vita e quella dei suoi compagni. Una volta un ufficiale costrinse i soldati a continuare a lavorare sui binari ferroviari, nonostante fosse stato avvertito da mio nonno che stava per arrivare un forte bombardamento. Si salvarono in pochi, cioè tutti quelli che erano riusciti a seguire mio nonno.
Oggi molti di quei soldati sopravvissuti devono la vita a mio nonno: non appena lo vedevano fermare il lavoro e fare segnali, capivano che era il momento di mettersi in salvo.
Erano tempi duri per tutti, il cibo scarseggiava, le case erano distrutte dai bombardamenti, e prima di poter tornare a casa per una breve licenza, passavano molti mesi, se non anni.
Le mamme dei soldati in guerra piangevano tutti i giorni pensando ai loro figli lontano da casa.
Quando finì la guerra, molte di quelle mamme non videro più tornare i loro figli, perché erano morti sul campo di battaglia.
Mio nonno fortunatamente si salvò. Tornato a casa dovette aiutare la famiglia lavorando nei campi.
Un giorno mentre si recava con suo padre a lavorare in un terreno di sua proprietà, videro una grossa bomba inesplosa, conficcata nel terreno vicino al pozzo che serviva ad irrigare il campo. Cercarono di rimuoverla legandola con una lunga corda e tirandola da lontano, ma la corda si spezzò a causa dei grosso peso dell'ordigno. Per quel giorno non potettero lavorare.
Il papà di mio nonno allora suggerì al figlio dì andare subito dai carabinieri per farla rimuovere. Questi gli dissero che il giorno dopo sarebbero andati assieme agli artificieri e l'avrebbero portata via.
Il giorno dopo mio nonno e suo padre si recarono al campo e con enorme meraviglia si accorsero che la bomba era sparita. Dopo un po' arrivarono anche i carabinieri e gli artificieri e videro che non c'era nessuna bomba. A questo punto pensarono ad uno scherzo e volevano arrestare mio nonno e suo padre. Ci volle un bel po' per spiegare loro che la bomba c'era stata e non riuscivano a capire come mai non si trovasse più lì.
Qualche giorno dopo, nel recarsi a lavoro nel campo, mio nonno vide dì nuovo la bomba scomparsa, esattamente nello stesso punto dove l'avevano trovata la prima volta.
Questa volta il papà di mio nonno rimase a fare la guardia alla bomba mentre mio nonno corse a chiamare i carabinieri. Arrivarono subito e la zona fu isolata per un raggio di 300 metri tutto intorno, così gli artificieri disinnescarono la bomba e la portarono via per poi farla scoppiare in un posto meno pericoloso per le persone.
Alcuni giorni dopo, si seppe che alcuni giovinastri figli dì un contadino confinante con la proprietà dei nonno avevano rubato la bomba e l'avevano tenuta nascosta alcuni giorni sotto il letto dei genitori . Il padre accortosi che i figli nascondevano qualcosa, dopo aver scoperto con grande spavento di cosa si trattava, aveva ordinato loro di riportarla dove l'avevano trovata. I ragazzi che erano sì robusti ma altrettanto incoscienti, non si resero conto di aver corso il rischio di saltare in aria. Mio nonno e suo padre, invece, avevano rischiato di finire in galera, perché non erano stati inizialmente creduti dai carabinieri.
Sono una bambina davvero fortunata ad avere un nonno che ne ha passate tante e di tutti i colori e che è ancora qui tra noi a raccontarmi le sue storie, a volte buffe e divertenti.
Lusiana classe IV
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