Lo sapevate che mio nonno è stato prigioniero dei tedeschi?
Io l'ho saputo solo oggi, incuriosita mi sono seduta vicino a lui e gli ho chiesto di raccontarmi tutto quello che gli era capitato dalla cattura al ritorno a casa. Mio nonno è stato catturato dai Tedeschi nel 194 l, viaggiò in un treno usato per il trasporto degli animali, insieme ad altri prigionieri, senz'acqua né aria trattati da animali: non avevano spazio nemmeno per sedersi, erano uno addosso all'altro, e come se non bastasse ci si metteva anche il sole che rendeva roventi quei vagoni. In queste condizioni molti di loro morirono prima ancora di arrivare nei campi di concentramento.
Il viaggio durò 22 giorni. Mentre lui racconta io penso che con tutto quello che ha passato deve ritenersi fortunato di essere qui a raccontarmi la sua storia. Ritornando al racconto, il nonno dice che appena arrivati nei campi di concentramento, li hanno scaraventati in squallide camerate, umide, fredde e buie. Li obbligavano a lavorare duramente per l'intera giornata con una sosta solo per mangiare una disgustosa brodaglia con un pezzo di pane duro. E a chi disobbediva non davano nemmeno quello. Non potevano neanche lamentarsi :quello era tutto ciò che gli veniva dato: avevano diritto ad un solo pasto per il mantenimento di una intera giornata. Certamente il pranzo dei tedeschi non era paragonabile a quello dei prigionieri. Essi mangiavano abbondantemente e di tutto
Tempo dopo mio nonno incontrò un suo vecchio amico di Scafati, di nome Giuseppe, preso prigioniero come lui. Da allora iniziò per lui un periodo di serenità, perché non si sentiva più tanto solo. Insieme ricordavano i parenti, le amiche e le cose belle del loro Paese. I Tedeschi erano così cattivi da non recapitargli le lettere dei parenti, se prima non erano state aperte e controllate. Venivano svegliati all'alba con delle urla furiose, nessuno capiva niente perché parlavano in tedesco, ma dai gesti capivano che bisognava alzarsi. Tra loro c'erano anche prigionieri bisognosi dì cure. Dopo quattro anni, nel 1945, furono liberati dagli Americani, i quali diedero loro le prime cure. Furono sistemati su treni passeggeri e non certo su carri per animali. E viaggio di ritorno fu altrettanto lungo, ma sicuramente più comodo e sereno anche perché erano felici di ritornare salvi alle loro famiglie.
Come ho già detto, mio nonno deve ritenersi fortunato di essere qui a raccontarmi la sua storia ed io sono orgogliosa di avere un nonno che ha avuto il coraggio e la forza necessari per resistere e per superare le sofferenze della prigionia.
Io spero proprio dì aver ereditato la sua forza d'animo!
Mariagrazia classe IV
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