Il nonno racconta...
Il nonno ha settantacinque anni.
Di tanto in tanto, quando viene preso dai ricordi, racconta la sua storia, seduto nel giardino tra le piante che ama coltivare, oppure d'inverno, davanti al fuoco del camino. A me piace ascoltare, perché, attraverso le sue parole, vengo quasi proiettata in un'altra epoca, diversa dalla mia, e tutto mi sembra nuovo, lontano, quasi come una favola.
Una volta anche il nonno è stato un bambino, con tre fratelli, una mamma carina e un papà grande e forte. La famiglia viveva in una piccola casa, dove non c'erano le comodità di oggi, non c'era la televisione, non c'era il computer e la radio, ma solo due stanze, in cui dormivano, e una cucina enorme, dove la famiglia si riuniva per mangiare e parlare. " La mattina non mi volevo svegliare" racconta il nonno "la sveglia era prestissimo, anzi, non appena il sole filtrava tra le persiane, già sentivo la mamma che sfaccendava in cucina. Povera mamma ! Doveva pulire la casa e preparare il pranzo da portare agli altri, che lavoravano nei campi.
A volte avrei voluto che si mettesse seduta a riposare un poco. Era così buona! Ha fatto tanti sacrifici nella vita, spesso l'ho vista piangere in silenzio. Avrei fatto qualsiasi cosa per difenderla e tenerla allegra. Quando tornavo da scuola, insieme a mio fratello, a casa non trovavo nessuno.
Erano tutti nei campi. Allora andavamo anche noi e li trovavamo pronto il nostro pranzo nella grande cesta. Anche noi ragazzi dovevamo aiutare i grandi. Al ritorno dai campi, finchè era ancora giorno, giocavo con gli altri ragazzini. Non avevamo giocattoli. Oggi ne avete tanti ! Troppi!
Noi ci divertivamo con poco. A sera tornavo a casa, facevo i compiti, mi lavavo e cenavamo tutti insieme attorno alla tavola. Era per me il momento più bello. Tutta la mia famiglia era lì: la mamma, il mio papà, i miei fratelli. Parlavamo di tante cose. Poi stanchissimi si andava a letto. I giorni trascorrevano tutti uguali, non si andava mai in vacanza d'estate.
lo non conoscevo neppure il mare ! Quando l'ho visto la prima volta ero già grande e mi è sembrato bellissimo. D'inverno, a volte, nevicava e per noi era una gran festa, perché andavamo fuori, dove la neve era più alta, per fare pupazzi e palle di neve. Tornavamo a casa bagnati e ci mettevamo vicino al fuoco per asciugarci".
Tra i sui ricordi, il nonno, spesso, si sofferma sul periodo della guerra, ma più di frequente ogni volta che noi nipoti a tavola facciamo storie per mangiare.
"Tu avevi bisogno di vivere al tempo della guerra! " dice il nonno.
Di solito noi ragazzi facciamo finta di non sentire, ma una volta mi sono incuriosita e ho chiesta al nonno, che mi ha raccontato che, se ben lui fosse solo un ragazzo, si ricordava di quel periodo quando procurarsi da mangiare era davvero una impresa.
" I prodotti nei campi erano scarsi >> ricorda il nonno " perché non c'era nessuno che potesse occuparsi dell'agricoltura, in quanto tutti gli uomini erano al fronte a combattere. Il sale, lo zucchero e la farina erano razionati,
razionati, cioè ad ognuno toccava una certa quantità al mese e quella doveva bastare. Spesso i grandi rinunciavano alla loro razione per darne di più ai bambini. Adesso c'è ogni ben dì Dio e non siete contenti! " . Conclude con tono di rimprovero. A me queste cose sembravano impossibili, ma il racconto dei tempi passati mi fa riflettere e mi sento in colpa, perché penso che potrei comportarmi meglio e non lamentarmi, dal momento che io ho tutto e tanta
gente, ancora oggi nel mondo non ha neppure di che sfamarsi.
Ilaria classe V
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