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VI premio Angrisani: ...e il nonno?

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Concorrente 262

Il nonno

Chi crede che i nonni siano tutti tristi, solitari, brontoloni e pantofolai, si sbaglia e di grosso.
Perché io, conosco un nonno, il mio, che ha tutte le caratteristiche di un quarantenne, diciamo pure di un trentenne.
Sì, perché egli indossa i suoi jeans, la sua maglietta super sportiva e le scarpe da ginnastica, esce e si dirige di buon passo verso il suo laboratorio da lavoro.
Laboratorio artigianale, in cui si dedica al restauro di quadri, di statuine, fa lavori in legno e in creta.
Qualche volta vado a fargli visita mentre lavora, allora egli mi spiega tutte le tecniche e i sistemi per fare ciò che fa.
Mi accorgo che è nato molti, molti anni prima di me, quando mi racconta del tempo passato.
Della sua infanzia, fatta di giochi semplici e poveri, costruiti in casa alla meno peggio ma cosi preziosi per lui e per i suoi amici.
Di giornate piovose davanti al fuoco del camino, alla luce fioca di lumi ad olio, a raccontarsi della giornata trascorsa.
Della guerra che ha portato morte, fame, distruzione, e solo allora il suo viso gioioso e sempre allegro, si rabbuia e si fa serio e mi dice che il bene più prezioso per un uomo è la libertà.
Per il resto, il nonno è uno sportivo, va in bicicletta, gioca a bocce e fa lunghe passeggiate.
Organizza tornei di scopone ma la passione sua più grande è la musica.
Infatti suona con grande maestria la fisarmonica.
Lo chiamano dappertutto a feste e intrattenimento e con lui che suona il divertimento è assicurato.
Guardando come mio nonno vive alla sua età, non posso fare a meno di pensare ad altri nonni che vivono soli e abbandonati. 
Lasciati dai loro figli in balia di se stessi, chiusi in ricoveri per anziani dove trascorrono le giornate a pensare al lavoro duro che hanno fatto per poter portare avanti la famiglia, ai sacrifici fatti per non fare mancare niente ai propri figli.
Intanto gli anni sono passati e si sono ritrovati vecchi senza che la vita abbia dato loro la possibilità di guardarsi intorno e rendersi conto che oltre il lavoro c'era dell'altro.
E questi figli che non vogliono intralci alla loro carriera, alla loro vita sociale, alla loro corsa: verso dove?
Hanno gli occhi annacquati e le mani che tremano, il cuore spezzato e la mente confusa.
E' un'immagine questa che non accetto, che rifiuto con forza e se potessi li adotterei tutti questi nonni per poterli portare a casa e farli stare felici con il mio nonno 
I nonni sono il passato, la storia, la tradizione, la continuità, la vita, ma soprattutto sono lo specchio di quello che saremo.

Anna Pedone

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